Influenza australiana e freddo: gli esperti consigliano il metodo della nonna

Il freddo è determinante nell’aumento dei casi di influenza australiana, per cui gli esperti danno delle indicazioni semplici ma efficaci.

Ci sarebbe una precisa correlazione tra le temperature rigide e l’aumento dei casi di influenza australiana, che proprio in questi giorni dovrebbe raggiungere il suo picco. Lo ha affermato, interpellato da Adnkronos, uno dei massimi esperti italiani in materia, ovvero il direttore scientifico della Simit, la Società italiana di Malattie infettive e tropicali, il dottor Massimo Andreoni.

consigli della nonna
Il metodo della nonna contro influenza e freddo (Notiziarioquotidiano.it)

Nulla di nuovo, chiaramente, rispetto a quanto avveniva in passato: anzi, guardando il recente storico della situazione e del picco dei casi di influenza, si nota come negli ultimi tre lustri il picco di casi si è verificato sempre nelle ultime due settimane di gennaio. Il 2025, dunque, non farà eccezione e le temperature rigide di questi ultimi giorni daranno il loro contributo.

Ma cosa c’entra il freddo con l’aumento dei casi di influenza australiana?

Nel corso degli anni, in molti si sono affrettati a smentire correlazioni tra le temperature rigide e le varie tipologie di influenza, ma è chiaro – secondo Andreoni – che anche il freddo concorra all’aumento dei casi di australiana e delle sue varianti: “Il raffreddamento delle mucose, che passano da 37 gradi centigradi a 35-36, facilita la replicazione di alcuni virus respiratori che preferiscono temperature delle nostre mucose più basse”, sono le sue parole.

influenza e freddo
Influenza australiana e freddo (Notiziarioquotidiano.it)

A questo, si aggiunge la riapertura delle scuole dopo le festività natalizie, perché è del tutto evidente come i virus respiratori soprattutto in ambienti che per forza di cose sono chiusi e quasi mai ben arieggiati. Ci sono diversi virus in circolazione, osserva ancora Andreoni, “l’influenza H1N1 ma c’è anche l’H3N2 e l’influenza di tipo B, si vedono poi casi di virus sinciziale e di rinovirus”. Al momento, comunque, la situazione delle ospedalizzazioni appare del tutto nella norma.

Il consiglio dell’esperto: affidarsi al metodo della nonna

Un’altra problematica che fa sì che aumentino i casi di virus respiratori è legata alle insufficienti vaccinazioni contro l’influenza stagionale: a denunciarlo è Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova. Dopo il Covid, secondo Bassetti, c’è riluttanza nei confronti del vaccino, ma ciò è sbagliato visto che lo scorso anno un italiano su quattro ha avuto l’influenza.

Per Bassetti, infine, “siamo di fronte ad un festival di infezioni respiratorie e abbiamo una bassa copertura vaccinale, non è una bella situazione”. Massima attenzione dunque agli ambienti chiusi, ma – stando a sentire Andreoni – anche ai comportamenti che teniamo all’aperto, proprio perché le basse temperature aumenterebbero il rischio di incappare in un virus respiratorio.

Che fare dunque in questo tipo di situazione e che comportamenti occorre tenere, quantomeno all’aria aperta? Il dottor Massimo Andreoni approvail consiglio delle nonne di coprirsi con la sciarpa il naso e la bocca” in quanto “una temperature più alta, se c’è già presente il virus, ne limita la replicazione visto che il freddo è pro-infettivo”. In ultimo, al momento una particolare attenzione va data ai bambini sotto i 5 anni, fascia d’età in cui l’incidenza è pari a 21,4 casi per mille, lievemente in calo rispetto a 7 giorni fa.

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